Sala della Comunità

La Sala della Comunità si trova in Via del Monumento, la strada che dalla piazza di San Marco porta verso Udine. Si trova a circa 200m dal centro del paese ed è la sede della Pro Loco Paîs di San Marc. Di recente ristrutturazione ed ampliamento, viene utilizzata per la maggior parte delle attività e delle iniziative organizzate dalla Pro Loco e dall’Associazione Don Bosco.
La struttura è costituita da un fabbricato principale, dove solitamente vengono allestite serate teatrali e convegni, e da un fabbricato basso, lungo e stretto, adibito a chiosco. L’ampio piazzale esterno può contenere capannoni e tendoni per spettacoli, oppure adibito a parcheggio.
All’interno del fabbricato principale troviamo anche un palco con quinte e sipario, adatto proprio per rappresentazioni teatrali.

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Il 22 aprile 2016, abbiamo inaugurato “ufficialmente” la nostra nuova Sala della Comunità. Presenti molte persone e molte autorità. Ci sembra opportuno pubblicare il discorso del nostro sindaco Massimo Moretuzzo:

Vi chiedo perdono se il saluto sarà forse poco istituzionale e più di cuore…
Ma si sa, al cuore non si comanda e oggi da me esce più l’anima sanmarchese, come la chiamava Pre Fabio Simonutti, che invece quella di sindaco.
E’ un onore oggi essere presente a questa festa, un momento dove una comunità torna a casa sua.
Due anni di lavori che sono stati possibili grazie all’aiuto dell’Amministrazione Regionale che con il suo contributo ha permesso di realizzare i lavori necessari a ristrutturare e ampliare la struttura.
Questa giornata è anche una occasione per celebrare tutto il paese di San Marco e la sua storia.
Storia che inizia dal nome del nostro paese: San Marco.
Nome che non a nulla a che fare con la Repubblica di Venezia ed è importante ribadirlo, soprattutto in questo periodo, ma che invece ci lega fortemente alle origini della Patria del Friuli e alla sua Chiesa, la Chiesa madre di Aquileja che secondo gli studi di Pre Gugliemo Biasutti prima e di Pre Gilberto Pressacco dopo, nativo di Turrida di Sedegliano, è legata alla presenza di San Marco in queste terre.
Se è vero che nel nome c’è una parte molto importante dell’identità di una comunità, ci piace pensare che nell’anima di San Marco sia rimasta una parte di quella prima Chiesa cristiana nata in Friuli, legata fortemente alla chiesa di Oriente, orgogliosamente diversa dalla chiesa romana e ufficiale, capace di mantenere nello scorrere dei secoli, la propria diversità, di chiesa e di popolo.
Ci piace pensare che i secoli non abbiano cancellato il sapore di questa diversità, il gusto di un senso di comunità che resiste, che è capace di conservare la sua semplicità, il suo legame con la terra, che possa “de sua rusticitate gloriari”, come dicevano i Patriarchi di Aquileja per vantarsi non solo del loro forte legame con le comunità rurali del Friuli, ma anche della loro originalità.
Al tempo d’oggi San Marco può essere orgoglioso di questa struttura, casa della Comunità, ma anche dei suoi beni civici, cioè quei 15 campi che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità e che oggi il Comitato presieduto da Paola lavora con la stessa attenzione che aveva la Vicinia di San Marco, tanti anni or sono.
Vedere in questa festa i pacchi di farina prodotta con il frumento biologico che cresce nei campi del paese, significa dare un bell’esempio di come le comunità possono essere segno non solo di coesione sociale, ma anche soggetto economico, capace di gestire i suoi beni nell’interesse della gente e dell’ambiente.
L’esperimento di San Marco è stato il primo di una serie di esperimenti uguali che sono partiti in più comunità del Friuli, prima a Muzzana, rappresentata oggi dal sindaco Cristian Sedran, che lavora oltre 300 ettari di proprietà collettiva, fra boschi e campi e che ha iniziato un progetto simile a quello di San Marco, in collaborazione con il suo Comitato, sulla filiera della farina.
Così è importante ricordare che il Comitato di San Marco è uno dei promotori del progetto Pan e Farine dal Frîul di Mieç, avviato con le Amministrazioni di Mereto, di Basiliano, di Sedegliano e di Flaibano, che raggruppa 14 aziende agricole che hanno messo a disposizione di questo progetto più di 40 ettari di terra per iniziare una filiera del pane nel Friuli Centrale.
Proprio in queste ore, mentre parliamo, questo progetto viene presentato dal consigliere comunale di Mereto Walter Mattiussi e da Valentina Guerra, una giovane ricercatrice dell’Università di Udine, niente meno che a Barcellona, su invito dell’Amministrazione della città catalana, che lo ha voluto presentare come un buon modello di lavoro fra Comuni, in occasione del Forum dei Comuni Europei che stanno ragionando e discutendo sulle nuove regole di commercio fra Europa e Stati Uniti d’America.
Dunque tutte ragioni per essere orgogliosi e fare festa in questa piccola comunità.
E’ però importante ricordarsi che oggi non potremmo essere qui se non ci fosse stato qualcuno che prima di noi ha lavorato per tenere unita la gente e non lasciare che i cambiamenti così forti del mondo d’oggi facessero morire tutto.
Ci sarebbero tanti uomini e tante donne da ricordare, e la gente di San Marco li ha negl’occhi e nel cuore, ma penso che stasera dobbiamo nominare almeno due persone che ci hanno dato tanto.
La prima è Fiammetta Monticoli, che ci ha lasciato tre anni fa e che è stata una colonna portante di tante attività del paese. Prima come maestra in questo asilo e poi come parte della compagnia teatrale Las Befanes. Sempre attiva ogni volta che bisognava fare qualcosa assieme. Sempre con una risata e una battuta per tutti, tanto che quanto ha compiuto 90 anni la comunità l’ha nominata ufficialmente Nonna del Paese di San Marco.
Non possiamo dimenticarci del suo ultimo regalo, il fatto di aver lasciato una parte della sua eredità al paese e alla sua gente. Bene ha fatto la Pro Loco a voler intestare la Sala del Fogolâr alla memoria di Fiammetta.
Così come per Fiammetta, stasera non possiamo non ricordarci di Don Adriano Menazzi.
Don Adriano è stato preta a San Marco dal 1954 al 2011, quando il Signore lo ha chiamato a sè. E’ stato per la nostra gente un fratello, un padre e un nonno.
Il Siôr Santul, così come eravamo soliti chiamarlo, ci ha insegnato cosa significa essere comunità, avere a cuore il bene del paese e delle nostre famiglie. Quando si avvicinava la festa di San Marco era tutto eccitato, pronto a dare ordini per la pulizia del paese, per preparare i fiori in piazza e per le strade, per essere sicuro che il pranzo comunitario fosse organizzato nel modo migliore. Stasera siamo sicuri che ci sta guardando orgoglioso e a lui dedichiamo questa festa e il nostro saluto.
Grazie di nuovo a tutti, complimenti alla Pro Loco per la loro sede e per il programma della festa e buona serata a tutti.

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